di Martine Cristofoli

Con ben quattro premi, Dokhtar (La figlia) del regista iraniano Reza Mirkarimi trionfa al 33. Festival International du Film d’Amour di Mons (Belgio) che dal 10 al 17 febbraio ha visto nelle sue sale più di ventimila spettatori.

Il signor Aziz, padre autoritario e conservatore, conduce una vita tranquilla in una città petrolifera iraniana. Un giorno, il suo equilibrio è sconvolto dal comportamento contestatario di sua figlia Setareh che preferisce andare a Teheran per partecipare a una festa d’addio di un’amica anziché assistere al fidanzamento ufficiale della sorella minore. Dokhtar è un film forte. “È la storia d’amore luminoso e doloroso tra un padre e una figlia. Il suo punto di vista è particolarmente interessante in quanto il film è iraniano e tratta del desiderio d’emancipazione delle donne, ma presenta anche la situazione odierna degli uomini che non è semplice” ha dichiarato Radu Mihaileanu, Presidente della Giuria internazionale del Festival. Reza Mirkarimi è nato a Teheran nel 1967. Dopo aver ottenuto il diploma inizia la sua carriera cinematografica realizzando diversi cortometraggi e serie televisive. Il suo primo lungometraggio è The Child and the Soldier del 1999 che ottiene premi in Iran e all’estero.
Dokhtar oltre al Prix CICAE (Confédération Internationale des Cinémas d’Art et Essai), ha ricevuto quello dell’interpretazione maschile per il versatile e noto attore iraniano Farhad Aslani, il Prix Cinéfemme e anche il più ambito: Il Grand Prix du Festival.

Notevole exploit anche di Fleur d’Alep del regista tunisino Ridha Behi che ha vinto il Prix du Public Cinéma du Sud. Il lungometraggio racconta in modo coinvolgente la propagazione del pensiero religioso tra i giovani tunisini e la loro partenza per i territori del jihad in Siria. In Fleur d'Alep la protagonista Salma (interpretata con bravura da Hend Sabri), parte per la Siria e si arruola nell'organizzazione “Jabat Al Nusra” per cercare di riportare a casa il suo unico figlio di 18 anni, partito per la 'guerra santa'.
Nell’equilibrato Palmares, per il premio dell’interpretazione femminile trova posto anche l’eccellente Margarita Breitkreiz protagonista di Marija del regista svizzero Michael Koch. Marija porta allo schermo un’immagine forte e combattiva dell’immigrazione al femminile: quella di una giovane ucraina decisa e dinamica che fa di tutto, anche vendere il suo corpo, per affermarsi e realizzare il suo sogno in un mondo ostile.

La giuria dei Giovani professionisti europei ha invece premiato Afterlov di Sergio Paschov, lungometraggio brillante con spunti geniali e cinici in una vicenda burrascosa d’amore e d’odio in Grecia. Afterlov era stato mostrato ed apprezzato a Locarno la scorsa estate nella sezione Cineasti del presente.  Il cartellone del Festival tra lunghi e corti, ha presentato un centinaio di film. Il Concorso internazionale con i suoi 11 lungometraggi, provenienti in gran parte dall’ Europa ma anche da Asia e Africa, è stato il piatto forte della manifestazione. Tra gli undici lungometraggi in competizione anche due di cinematografie a noi vicine: La vita Possibile di Ivano De Matteo che filma con partecipazione e realismo Anna e suo figlio Valerio e il loro desiderio, la loro determinazione di rifarsi una vita, quella che l’uomo, che doveva amarli, ha distrutto rendendoli infelici.

E, come detto, Marija di Michael Koch, coproduzione Germania- Svizzera, odissea di una giovane ucraina emigrata a Dortmund determinata ad aprire il suo salone di parrucchiera anche a costo di sacrificare la sua integrità. Film duro e sconvolgente su alcuni aspetti della vita degli emigranti anche in un paese tollerante come la Germania. Ben sei le altre sezioni nelle quali sono stati presentati film di provenienza mondiale con il tema l’amore. In Cinémas du Monde, insieme ad altri 19 film, vi era anche la coinvolgente commedia romantica Sette giorni del regista italo-svizzero Rolando Colla. In una incantevole piccola isola a largo di Trapani, Ivan (Bruno Todeschini) e Chiara (Alessia Barella), vivono un’intensa storia d’amore.