di Ingeborg Wedel

Ho rilevato con piacere che La Rivista di giugno 2017 ha dedicato il primo piano all’immane tragedia che ha colpito con tremende scosse di terremoto, iniziate 24 agosto 2016, il Centro Italia.
All’epoca, per avere una testimonianza di quanto è accaduto, avevo contattato telefonicamente Valentina Fausti nel novembre 2016 e – solo oggi (scrivo nel mese di luglio 2017) – mi è pervenuta la sua risposta scritta alle mie domande. Nel frattempo – ovviamente – ci siamo sentite più volte al telefono.
Di mio, posso dire solamente che Valentina è una persona solare, coraggiosa, positiva, determinata con una grinta da vendere!
Poiché a Norcia ha perso tutto, ha cercato e trovato un’altra sede dove macellare, preparare i prosciutti e quant’altro per la vendita, riprendendo l’attività che il terremoto le aveva cancellato. Ma lasciamo che sia lei a raccontarsi.
“Sono Valentina Fausti, ho quasi 23 anni, sono nata a Norcia dove vivo e dove ho terminato gli studi superiori con gli esami di maturità nel luglio del 2013. Sono titolare dell’azienda Maiale Brado di Norcia.
La mia storia comincia cosi: il mio bisnonno allevava maiali allo stato brado circa 100 anni fa. Quando al comando dell’azienda arrivò mio nonno nel mondo spiravano ancora venti di guerra e non si pensava a produrre cibo sano ma solamente a garantirsi una rendita. Quindi, vendette quasi tutti i capi suini (tenne solo quelli per il fabbisogno annuale della famiglia) e si dedicò all’allevamento di mucche da latte.
Venti anni fa mio padre decise di far riprodurre i capi suini che si erano tramandati attraverso incroci che permettessero di ricreare la razza autoctona che allevava suo nonno. Oggi possiamo dire che, quello che possiamo considerare un ritorno alle origini, ha avuto successo, in quanto i nostri maiali sono simili a quelli rappresentati nelle epigrafi della chiesa di Sant’Antonio Abbate qui a Norcia, anche se non abbiamo nessuno che possa testimoniarci che il gusto sia lo stesso.
Nel nostro allevamento non ricorriamo all’uso di mangimi e antibiotici e neppure impieghiamo concimi e pesticidi nei campi dove i maiali si cibano, pascolando allo stato brado.
Facciamo produzioni di qualità, che rispecchiano la nostra tradizione come prosciutto stagionato, salame corallina, capocollo(lonza), lonzino, guanciale, salsicce secche, pancetta tesa e pancetta arrotolata.
La mia azienda è a conduzione famigliare: siamo io, mio padre Giuseppe, mia madre Ada e mio fratello Mattia, anche se attualmente ha solo 12 anni, e il mio compagno.
Nel 2013 mio padre decide di passarmi il testimone alla guida dell’azienda anticipando il ricambio generazionale, perché intendevo portare avanti quei principi per cui mio padre lottava da circa 20 anni che ora si stanno affermando. Penso all’attenzione che si presta ad un’alimentazione sana e di qualità, al rispetto per gli animali. La cosa che mi dava più carica erano tutte quelle soddisfazioni che avevamo collezionando vincendo tutti quei premi, finendo in tv, sulle testate giornalistiche, finendo alla Casa Bianca e alle Olimpiadi del 2012 con il riconoscimento di produrre il miglior prosciutto al mondo.
Il 30 ottobre 2016 il nostro mondo è letteralmente crollato con le mura del nostro laboratorio che con tanta fatica e passione avevamo costruito e terminato solo due anni prima.
Ripartire è stata dura. Ma, seppur fra mille difficoltà ce l’abbiamo fatta. Puntare alla qualità in tempi in cui il sisma ha messo la gente a confronto che ben altre urgenze, non è stata impresa facile. È a quel punto che mio padre ebbe un’idea bellissima: lanciò l’adozione del maiale. Una forma di autofinanziamento aziendale senza ricorrere alle banche: il cliente viene in azienda si sceglieva il maiale, al momento del pagamento gli viene rilasciato il certificato di adozione con su scritto il nome del maiale scelto, passati 16-18 mesi, quando l’animale è pronto per la macellazione, i proprietari vengono coinvolti alla lavorazione e decidendo sia della speziatura che della pezzatura. Finita la lavorazione veniva fatta la festa della ”padellaccia” antica usanza durante la quale tutti insieme si mangiano le parti più tenere del maiale macellato cucinate con olive e aceto.
Finita la lavorazione il cliente si porta via la parte fresca già pronta per il congelamento mentre il prodotto insaccato destinato alla stagionatura rimaneva da noi e poi man mano che era pronto o glielo spediamo o viene a ritirarlo.
Abbiamo sempre partecipato a fiere e mercati, dove proporre i nostri prodotti, ma nei periodi estivi il consumo di carne di maiale e di salumi era scarso. Fu allora che ho deciso di dedicare il periodo estivo a una “degusteria” agricola dove vendere i miei prodotti anche cucinati; un luogo dove il cliente viene, degusta le nostre produzioni, oltre a carne e salumi coltiviamo anche farro, lenticchie e altri cereali che vengono cucinati e il cliente poi a fine pasto può decidere di portarsi a casa ciò che gli è piaciuto di più.
Ne sono convinta: un’azienda agricola al giorno d’oggi deve puntare alla diversificazione, accogliendo gruppi di turisti e raccontando la propria storia, fare progetti con le scuole e sensibilizzare i bambini a consumare cibi di qualità, perché se si fa la monocultura è sempre più difficile andare avanti”.

Terminata l’autopresentazione, si seguito le risposte di Valentina alle nostre consuete domande.

Quali difficoltà incontra nel suo mondo del lavoro storicamente frequentato da uomini?
I tempi sono cambiati, penso che al giorno d’oggi non ci sia neanche più le barriere tra uomo e donna.

Ostacoli nella gestione d’impresa ne incontra?
Sì, consistono soprattutto nel riuscire a conciliare gli impegni casalinghi con il lavoro per il resto la capacità organizzativa non manca e una donna oggi affronta tutto a testa alta.

Essere donna nel suo caso specifico comporta degli svantaggi, oppure dei vantaggi?
Svantaggi non ne vedo. Vantaggi… forse quelli derivanti dal fatto che una donna è astuta e capta ogni cosa prima che vada storta. E pone rimedio ove possibile.

Ritiene che nel suo ambito professionale conti l’arte della seduzione?
L’arte della seduzione è un potere importante proprio delle donne e nel mondo del lavoro, anche nel mio, conta moltissimo.

Qual è la soddisfazione maggiore che le viene dal lavoro?
Il raggiungimento degli obbiettivi, soprattutto di quelli che sembrano irraggiungibili.

A cosa ha dovuto rinunciare per affermarsi professionalmente
Se gestisci un’impresa devi sacrificare il tempo libero, cercando di non penalizzare la vita privata e il tempo che dedichi alla famiglia che per me è un valore fondamentale.

Spazio per coltivare hobby ce n’è?
Per una donna che lavora è difficile coltivare degli hobby: occupandosi anche della famiglia le rimane poco tempo per sé. Forse qualche vacanza ogni tanto, sicuramente almeno 2 volte a settimana 1 ora di sport. In questo, effettivamente noi donne siamo penalizzate rispetto all’uomo.
In generale, non intendo mollare: combatterò tutte le avversità della vita, comprese le catastrofi naturali.