A Life: Lawrence Ferlinghetti. Beat Generation, ribellione, poesia” (Brescia. Museo di Santa Giulia, dal 7 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018) mette in luce l'importanza della figura di Lawrence Ferlinghetti, poeta, pittore, editore e agitatore culturale americano di origini bresciane, nel panorama letterario degli anni Cinquanta e Sessanta, ed in particolare all'interno del movimento della Beat Generation.

L’esposizione, curata da Luigi Di Corato, Giada Diano e Melania Gazzotti, mette in luce l’importanza dell’autore della celebre raccolta A Coney Island of the Mind (1958) nel panorama letterario degli anni Cinquanta e Sessanta, sia per la sua opera che per il suo ruolo determinante nella diffusione degli scrittori Beat, tramite la libreria e casa editrice City Lights Bookstore, da lui fondata nel 1953 con Peter D. Martin.

Ferlinghetti – afferma il Direttore di Brescia Musei Luigi Di Corato - oltre ad essere autore di una delle raccolte di poesia più vendute al mondo “A Coney Island of the Mind” (1958), ha avuto un ruolo determinante nella diffusione dell'opera degli scrittori della Beat Generation, tramite la libreria e casa editrice City Lights Bookstore, da lui fondata nel 1953 assieme a Peter D. Martin. Ripercorrere la carriera di Ferlinghetti, come fa questa mostra bresciana, dà modo di rendere omaggio all'intero movimento letterario, aprendo lo sguardo non solo sull'opera dei singoli autori ma più in generale sul fenomeno Beat, che da New York a San Francisco, dalla costa est alla costa ovest, ha animato il panorama culturale underground americano degli anni Cinquanta e Sessanta”.

Il percorso espositivo, inoltre, si sofferma sul seguito che questa corrente letteraria ha avuto in Italia grazie alla traduttrice e critica letteraria Fernanda Pivano, che ha tradotto Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroughs, Gregory Corso, Charles Bukowski e lo stesso Ferlinghetti.
La visita in Italia di alcuni di questi autori – ad esempio Kerouac partecipa a diverse conferenze e rilascia un'intervista alla RAI nel 1966 e Ginsberg prende parte al Festival dei due Mondi di Spoleto nel 1967 – contribuisce inoltre al fatto che il movimento Beat diventi nel paese un fenomeno culturale, musicale e di costume. La mostra diventa quindi l'occasione per ripercorrere la storia di quegli anni e ricrearne l'atmosfera attraverso materiali a stampa, fotografie e registrazioni video. Molti dei libri e documenti in mostra, oltre a una serie di fotografie scattate ai Beat da Ettore Sottsass, provengono proprio dallo sterminato archivio di Fernanda Pivano, oggi curato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e dalla Fondazione Corriere della Sera.
Oltre ai bellissimi scatti di Sottsass, alcuni dei quali inediti, sono presentate in mostra fotografie di Robert Capa, Aldo Durazzi, Larry Keenan, Allen Ginsberg, Christopher Felver e Fred Lyon.

La rassegna documenta anche la carriera artistica di Ferlinghetti, che iniziò a disegnare e dipingere nell’immediato dopoguerra a Parigi, dottorando alla Sorbona, frequentando nel tempo libero gli atelieres livres per esercitasi nel disegno dal vero. Si può ammirare l’olio su tela Deux del 1950, prima opera dipinta da Ferlinghetti, oltre a un’ampia selezione di disegni realizzati tra gli anni Cinquanta e Duemila, mai presentati prima in Italia, provenienti dalla sua collezione personale. Tele di grandi dimensioni, provenienti direttamente dalla collezione dell'artista, vanno ad arricchire le sezioni della mostra, testimoniando come Ferlinghetti sia stato sempre ispirato dalle proprie esperienze di vita, dagli avventurosi viaggi in giro per il globo alla costante ricerca delle proprie origini.

Le ultime sale sono riservate al rapporto di Ferlinghetti con l’Italia. Il poeta scopre di avere origini italiane solo a vent’anni quando richiede il proprio certificato di nascita per arruolarsi volontario nella Marina Militare degli Stati Uniti, scelta che determinerà poi la sua partecipazione allo Sbarco in Normandia. Il padre Carlo Leopoldo, morto prima della sua nascita, aveva anglicizzato il proprio cognome in Ferling; nel 1955 il poeta decise di prendere ufficialmente il proprio cognome italiano e di firmare con quello tutta la sua opera letteraria e artistica. Intraprese, quindi, una lunga ricerca per risalire alla città di nascita del padre, Brescia, riuscendo ad individuare nel 2005 la casa da dove era partito per emigrare giovanissimo negli Usa.