di Giangi Cretti

Le 19 aziende rappresentative del vigneto Italia, che attraverso l’Istituto Grandi Marchi si sono assunte il compito di ambasciatori del buon vino italiano, hanno scelto la Svizzera, segnatamente Zurigo, per l’appuntamento più importante dell’anno di IGM, che lo scorso 25 settembre, ha registrato una folta, al limite della saturazione, partecipazione di giornalisti, addetti ai lavori e appassionati.



È Zurigo la città prescelta dall’Istituto del Vino Italiano di Qualità - Grandi Marchi per il suo evento istituzionale annuale. L’evento, che ha avuto luogo lunedì 25 settembre nei saloni del Park Hyatt, è stato organizzato in collaborazione con la nota rivista di settore Vinum e si è articolato in un pomeriggio e in una serata interamente dedicati alla presentazione delle punte di diamante del vino targato Italia.
Tre i momenti principali che hanno costituito l’impalcatura del programma.
Si è iniziato con una Masterclass - guidata da Christian Eder, giornalista esperto e da anni corrispondente per l’Italia di Vinum – che ha visto le 19 aziende, che costituiscono l’Istituto, tutte presenti con un esponente della famiglia proprietaria, presentare ciascuno un vino che ritenevano essere rappresentativo della loro produzione.
Si è proseguito poi con una libera degustazione suddivisa in due momenti – una riservata ai media e professionisti di settore, l’altra ai cosidetti winelover - durante la quale è stato possibile dialogare direttamente con i produttori.
A coronare il tutto una cena con abbinamenti esclusivi (18 in tutto, va da sé, ponderati per ogni singola portata), che è iniziata con un Prosecco Superiore brut e un Franciacorta millesimato Vintage collection 2012, e si è conclusa sulle note passite di un Ben Ryè 2008 limited edition.
Una giornata intensa, che ha rappresentato un’occasione unica per scoprire o approfondire la conoscenza della vitivinicultura di qualità del nostro paese e per confrontarsi direttamente con i produttori, tutti presenti all’evento. Fatto questo che merita una sottolineatura che lo rende ulteriormente degno di nota. Non è infatti usuale in queste occasioni poter scambiare considerazioni, pareri e punti vista con personalità del mondo vitivinicolo come Josè Rallo, Maurizio Zanella, Chiara Lungarotti, Gaia Gaja, Alberto Chiarlo, Michele Jermann, Alois Clemens Lageder, per limitare l’elenco a coloro con i quali abbiamo avuto tempo e modo di intrattenerci.
“È la prima volta che IGM organizza un evento in Svizzera e fervida era l’attesa. Per il vino italiano di qualità, la Svizzera rappresenta da sempre un mercato strategico grazie ai suoi consumatori consapevoli, evoluti e pronti a recepire i messaggi che le aziende di IGM incorporano e diffondono”. Così Piero Mastroberardino, presidente dell’Istituto e titolare dell’omonima casa vinicola, la più antica della Campania con una storia lunga dieci generazioni, nel suo intervento introduttivo, che ha continuato puntualizzando che “per le nostre aziende la Svizzera è una destinazione di primaria importanza, il quinto paese dopo USA, Germania, UK e Canada. L’obiettivo della missione è quello di presidiare il posizionamento di pregio del prodotto italiano e valorizzare le diversità regionali puntando a un pubblico ampio: non soltanto gli addetti ai lavori, ma anche gli appassionati”.
Per l’Italia, il mercato svizzero è in crescita costante negli ultimi anni con un valore di oltre 500 milioni di franchi, secondo i più recenti dati Wine Monitor. D’altro canto, l’Italia del vino occupa per la Svizzera il primo posto in termini di importazioni, sia per volumi che per valore, seguita a debita distanza dalla Francia, Spagna e Portogallo
Una posizione dell’Italia che nella Confederazione, malgrado il calo dei consumi, si sta consolidando, anche se la competizione resta accesa, pertanto, secondo il presidente dell’Istituto, è opportuno mantenere un legame solido attraverso azioni mirate e specifici programmi di informazione e divulgazione.
Un’avventura originale quella dell’IGM, sorprendente, soprattutto se si pensa che in Italia, fare squadra o fare sistema resta un’aspirazione buona per infiocchettare discorsi di circostanza.
Lo aveva dichiarato un paio d’anni fa Piero Antinori, mentre si accingeva a passare il testimone di Presidente dell’IGM, sostenendo che “l’istituto Grandi Marchi è stata tra le prime associazioni a dimostrare che nel settore del vino italiano è possibile fare squadra per agire congiuntamente sui mercati internazionali”. “In questi 11 anni – aveva poi proseguito – abbiamo lavorato nel segno dell’unità virtuosa a beneficio di tutto il sistema vino, ancora troppo frammentato nella sua promozione globale. I Grandi Marchi non sono stati solo i portabandiera ma, in molti casi, i precursori del posizionamento del made in italy enologico sui mercati più strategici”.
In perfetta sintonia il nuovo presidente, Piero Mastroberardino convinto che “l’Istituto Grandi Marchi rappresenti una case history di eccellenza: 19 top brand concorrenti tra loro, eppure capaci di sviluppare una straordinaria sinergia di storie familiari di successo. Ha tracciato la strada e rappresentato un modello per altre iniziative che si sono costituite di recente. L’Istituto continuerà ad operare con programmi specifici e con l’utilizzo di risorse interne, oltre che europee, per promuovere il vino italiano nel mondo”.