Le frequentazioni svizzere di Delio Tessa

di Giuseppe Muscardini


Delio Tessa fu autore nel 1932 della celebre raccolta poetica L'è el dì di Mort, alegher!
Con rispettosa scaramanzia, questi versi sono ancora oggi citati dai ticinesi e dai milanesi a ridosso dell'annuale Commemorazione dei Defunti. Si ritrovano inoltre nel sottotitolo del poemetto Caporetto 1917, contenuto nella stessa silloge e dedicato all'amica Elisabetta Keller, pittrice di famiglia zurighese.

Monza: echi zurighesi a Villa Keller
Nel novembre dello scorso anno è stato presentato nei locali di Casa Manzoni a Milano il facsimile dell’autografo del celebre poemetto di Delio Tessa Caporetto 1917. L’è el dì di Mort, alegher!, a cura di Angelo Stella, Mauro Novelli e Giovanni Pitscheider. Insieme al facsimile per l’occasione è stato esposto l’autografo originale. Lo scopo era quello di riconvocare l’atmosfera mentale che regnava nei giorni immediatamente successivi alla tragica disfatta di Caporetto - in cui persero la vita un numero impressionante di militari italiani, austriaci e tedeschi - attraverso gli occhi di un testimone dell’epoca che a quel cupo clima morale contrappose un'interpretazione tragicomica dell’evento, scrivendo sul tema dei versi in dialetto milanese.
Come si rileva sfogliando l’originale o il facsimile, il poemetto, contenuto nella raccolta omonima pubblicata nel 1932 da Mondadori, è dedicato alla pittrice Elisabetta Keller, figlia dell’industriale zurighese Robert Keller e nipote di Karl Keller, fondatore della Società Tonhalle di Zurigo. Ricoprendo la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione della stessa Società, Karl Keller pubblicò nel 1873 l'opuscolo intolato Einige Gedanken betreffend die Zukunft der zürcherischen Tonhalle ("Alcuni pensieri riguardanti il futuro del Tonhalle di Zurigo"), denso di propositi innovativi riguardo alla più importante istituzione musicale della Svizzera.
Alla Signora Elisabetta P. Keller, si legge nella dedica che Delio Tessa vergò per l'amica. Elisabetta non era nata a Zurigo ma a Monza, dove trascorse un'infanzia dorata e serena condotta nella sontuosa Villa Keller, acquistata nel 1885 dal padre Robert per predisporvi arredi e spazi in cui vivere spensieratamente, nell'agio garantito dalla prospera condizione economica e nel costante scambio di idee con intellettuali ed artisti, ospiti abituali della famiglia zurighese. I due si conobbero negli anni in cui avevano uno Studio - Tessa da avvocato e la Keller da pittrice - nello stesso stabile di Via Rugabella 11, a Milano. Sostanzialmente erano due condomini, ma presero a frequentarsi in amicizia, quel tipo di amicizia che si coltiva quando le anime sono affini, e quando sono coinvolti anima e spirito nella condivisione di interessi comuni, come l'arte, la cultura e la musica. Il che ben può spiegare la presenza della dedica a Elisabetta Keller sull'autografo di Caporetto 1917, cortesia che l'artista ricambierà dipingendo e firmando un bel ritratto del poeta, dove un'efficace evanescenza suggerita dall'uso sapiente del colore esalta appena lo scintillio degli occhiali e fa emergere la sua natura riflessiva.

Gentilezze e cortesie ricambiate in suolo svizzero
Anche Benedetto Croce non restò insensibile alla drammatica sconfitta di Caporetto. Apprendendo dell'esito della battaglia e del gran numero di giovani vittime, sospese gli studi per il noto saggio sull'Ariosto edito l'anno successivo e, visibilmente prostrato, in quei giorni perse addirittura peso. Quindici anni più tardi, all'uscita della raccolta poetica di Tessa, il filosofo la recensì benevolmente ne La Critica del 20 marzo 1932. Altra affinità tra due individui che avevano in comune valori e profondità di pensiero, amando la poesia ed avversando, pur con differenti modalità, la protervia del regime fascista. Pubblicando nel 1925 il Manifesto degli intellettuali antifascisti, Croce si attirò le ire di oppositori e squadristi, che irruppero nella sua casa napoletana per compiere atti di vandalismo. Anche Tessa fu osteggiato per la sua produzione vernacolare, in anni in cui sui dialetti gravava un dichiarato ostracismo di regime. Si comprende allora come nella libera Svizzera, dove peraltro la famiglia lo aveva portato fin da bambino per le ferie estive, Tessa si recasse sempre volentieri, coltivando amicizie sincere e durature, e collaborando negli anni Trenta con i periodici Giornale del Popolo, Illustrazione ticinese e Corriere del Ticino, trovando inoltre consensi come dicitore di suoi testi poetici e come animatore dei programmi culturali della Radio della Svizzera italiana. Fu proprio nell'ambito delle rubriche letterarie diffuse dall'emittente ticinese Radio Monteceneri, che promosse un'iniziativa di grande spessore culturale portando a Lugano Benedetto Croce per una conferenza radiofonica, andata in onda nell'ottobre 1936. La stima reciproca fra le due personalità della cultura, così come si manifestò per Elisabetta Keller, passava attraverso atti e gentilezze che stimolavano, in suolo svizzero, dibattiti seri e sapientemente coordinati. Il debutto radiofonico di un grande filosofo. Benedetto Croce alla R.S.I., titolava a piena pagina il 3 ottobre 1936 il settimanale Radioprogramma, organo della Società Svizzera di Radiodiffusione. Croce aveva settanta anni, Tessa cinquanta.

I legami che contano
All'amica di origini zurighesi Tessa era unito per altri motivi. A lei tentava di manifestare, non senza pudore e timidezza, le sue riposte emozioni, alcune per la verità inconfessabili e privatissime, come quelle che gli derivavano dall'assidua frequentazione delle case di appuntamento. Un legame vivificato dall'ammirazione antica che Tessa nutriva per la Svizzera e per quanti potevano vantare i loro natali oltre Chiasso. Un legame mai sciolto neppure quando si avvicinò alla fine dei suoi giorni. Morì nel settembre 1939, anno e mese in cui già si presagivano i primi segnali dei drammatici eventi che sconvolsero l'Europa. Le frontiere si chiusero e Tessa non poté più varcare il confine di Chiasso come era sua abitudine. Si lamentò di tutto questo con gli amici ticinesi, che si dimostrarono ben lieti di accoglierlo e di ospitarlo, grazie anche alle sollecitazioni e all'interessamento di Vittorio Frigerio, direttore all'epoca del Corriere del Ticino. A questo si stava predisponendo quando la morte lo colse, all'età di 53 anni, per l'insorgere di una perniciosa setticemia causata da un banale ascesso ad un dente.
Alla commemorazione, svoltasi presso il Teatro alla Scala di Milano con un intervento di Camillo Giussani, era presente Benedetto Croce con la figlia Lidia. A testimonianza del legame autentico con Croce restano le belle immagini in bianco nero che ritraggono il filosofo sorridente sulla porta di ingresso della Redazione di Radio Monteceneri, scortato da un compiaciuto Delio Tessa, di spalle e in soprabito chiaro. A testimonianza del legame più esclusivo, ma pur sempre di amicizia, con Elisabetta Keller, menzionata anche nel poemetto Tosann in amor ("Ragazze innamorate"), restano sei lettere del poeta all'amica, che Antonio Stella - citato in esordio - ha pubblicato nella rivista Autografo nel 1988.
Più fortunato il destino dell'amica pittrice che, sposata già nel 1915 con Giovan Battista Pitscheider, sopravvisse a Tessa per altri trent'anni chiudendo la sua esistenza a San Francisco nel 1969. Un'esistenza segnata dai buoni riscontri ottenuti con la sua produzione artistica: oltre che in molte altre città, in Europa e oltreoceano, la pittrice espose in diverse occasioni le sue opere nella Svizzera cara all'amico Delio Tessa. Nel 1928 partecipò a Berna alla Schweizerische Ausstellung für Frauenarbeit, iniziativa artistica nota con l'acronimo Saffa; a Losanna, nel 1936, allestì presso la Galerie Paul Vallotton una mostra personale, e nel 1948 espose alla Galerie Léopold Robert di Neuchâtel.


Immagine: Elisabetta Keller, Ritratto di Delio Tessa, collezione privata,

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