Orfano di entrambi i genitori, Philip Ashley (Sam Claflin) viene allevato dal cugino Ambrose in una tenuta signorile, nelle nebbiose terre della Cornovaglia. Partito per il continente come scapolo convinto, Ambrose scrive a sorpresa di aver sposato una giovane donna conosciuta in Italia. Da allora le lettere diventano rare e le notizie che riportano fanno temere il peggio. Quando Philip apprende che l'amato parente è deceduto in una villa in Toscana e che la vedova (Rachel Weisz), è in viaggio per l'Inghilterra, pianifica malignamente di farle patire i dolori e le sofferenze che presume lei abbia inflitto al cugino portandolo alla morte. Ma Rachel non è l'arrampicatrice spregiudicata dipinta negli ultimi messaggi di Ambrose, e spicca invece per fascino e dolcezza. In poco tempo riesce a conquistare l'affetto di (quasi) tutti gli abitanti della casa, compreso quello folle e irrazionale del giovane Philip, sul punto di ereditare la proprietà.
Narrato in prima persona dal protagonista, il film ci porta in un'Inghilterra preindustriale e pre-dickensiana nella quale la bellezza e l'ordine dei paesaggi sono splendido contraltare ai tumulti interiori che divorano i personaggi e che li avvolgono nel mistero.
Tratto dall’omonimo romanzo scritto da Daphne du Maurier – l’autrice anche di Rebecca, la prima moglie e di Gli uccelli, che hanno ispirato due tra i migliori thriller di Alfred Hitchcock - del libro non è il primo adattamento. Già nel 1952, infatti, Henry Koster ne fece un film che segnò l'esordio a Hollywood di Richard Burton. Dell'illustre precedente, Roger Michell non ha minimamente tenuto conto, lasciandosi guidare solo dal romanzo.