Ammontano al 60% dei suffragi i contrari. È quanto emerge dal sondaggio sulle prossime votazioni federali del 4 marzo realizzato dall'istituto gfs.bern per conto della SSR.
L'indagine è stata effettuata tra l'8 e il 18 gennaio interrogando 1201 aventi diritto di voto selezionati rappresentativamente, si legge in un comunicato. Il 53% di loro ha annunciato la propria intenzione di recarsi alle urne, tasso che però precipita al 32% nella Svizzera italiana. Il margine di errore statistico è di 2,9 punti percentuali.
L'iniziativa popolare per l'abolizione del canone radiotelevisivo sarebbe respinta da sei persone su dieci, mentre il 38% ha intenzione di appoggiarla. Soltanto il 2% afferma di essere al momento indeciso. Secondo gli autori, l'opinione che si è formata nei riguardi del testo è nell'insieme negativa e le possibilità di un'inversione di tendenza nelle prossime settimane sono limitate.
Solo fra i sostenitori dell'UDC "No Billag" raccoglie più consensi che rifiuti: il 66% di essi è in effetti assolutamente o piuttosto a favore. Netta invece l'opposizione della sinistra, dato che l'88% degli elettori dei Verdi è contrario, così come il 79% di quelli del Partito socialista. Tra chi vota PPD, la quota di "no" è del 73%, percentuale che scende al 68% fra i partigiani del PLR. Infine, situazione più equilibrata fra chi non si schiera apertamente per una formazione politica: il 47% di questi votanti è orientato a dire "sì", mentre il 51% propende per un rifiuto.
Tenendo conto delle indicazioni giunte dai vertici dei vari partiti, si nota che vi è conformità di giudizio tra le élite e la loro base elettorale. Unico parziale punto di domanda vige in casa UDC, dove si attende ancora che la posizione ufficiale venga chiarita.
Confrontando le differenti realtà regionali, si evince che la bocciatura più ferma a "No Billag" arriva dalla Romandia (67%) e dalla Svizzera italiana (65%), mentre tra gli Svizzeri tedeschi (57%) sembra aleggiare maggiore incertezza.
Interessanti anche le divergenze che si possono osservare fra fasce d'età. I giovani fra i 18 e i 30 anni sono più inclini ad abolire il canone (51%), mentre i più anziani non ne vogliono sapere. Non vi è invece frattura tra le classi più agiate e quelle più a basso reddito: entrambe simpatizzano per l'iniziativa.
Per quel che concerne le motivazioni, due argomentazioni spiccano nel campo del "sì". Il 58% ritiene che il canone sia una nota dolente e che siano necessarie misure di risparmio in seno alla SSR. Sull'altra sponda, il 67% teme un'eccessiva dipendenza dai finanziatori privati, il 66% è dell'idea che solo la forma di pagamento attuale garantisca un'offerta di qualità simile in tutte le lingue, il 65% vuole evitare un deterioramento del panorama mediatico e il 60% è preoccupato dalla possibile fine del servizio pubblico così come dalla scomparsa di numerose radio e tv.
In generale, il punto di vista secondo cui la SSR sia troppo grande e debba eseguire dei tagli è l'argomento più usato per giustificare il sostegno a "No Billag" e la paura di un abbassamento del livello è quello più solido contro il testo.