Sina Merino: esperta di pianificazione patrimoniale alla prova della scrittura

Sina Merino (Olten, 1969), figlia di immigrati napoletani, è cresciuta in Svizzera e ha conseguito una formazione come esperta di pianificazione patrimoniale.
Die Papierfabrik (La cartiera) è la sua prima opera letteraria – uscita prima in tedesco e poi in versione italiana - nella quale affronta il tema dell’emigrazione in territorio elvetico e transoceanico, attraverso l’espediente narrativo di una toccante conversazione tra lei e sua zia che vive in Argentina, che si lascia andare a un sentito flusso di ricordi dei suoi racconti di vita.
Il libro ha avuto una trasposizione cinematografica nel febbraio 2011 dal titolo Die Paperfabrik-The Paper Factory.
Nel 2014 pubblica il suo secondo libro e primo romanzo: Nebel über Durban (Nebbia su Durban), anche in questo casdo pubblicato prima in tedesco e poi in italiano, ambientato in un contesto più vicino al suo ambito professionale.

La Cartiera
Il libro affronta dei temi molto delicati, come la vita dei lavoratori espatriati in Svizzera e l’emigrazione in America.
Sina Merino racconta di un viaggio compiuto in Argentina per andare a visitare la “zia Speciale”, e la loro Réunion funge da occasione per rievocare l’intensa storia di vita della Zia Anna.
La donna è originaria di un piccolo paesino dell’Italia meridionale, appartiene ad una famiglia numerosa e vive in condizioni di povertà. Ancora molto giovane, decide di intraprendere un viaggio per la Svizzera per raggiungere i fratelli, che, partiti per tentare fortuna nella speranza di emanciparsi dalla miseria, lavorando nelle fattorie, hanno notevolmente migliorato la loro qualità di vita. Una volta stabilizzatisi, decidono di indirizzare la propria attività lavorativa e di sostentamento nella costruzione e gestione di una Cartiera. La cartiera diventa un simbolo di coesione familiare nonostante la distanza dai luoghi di origine. La signora Anna riesce ad ambientarsi più o meno positivamente al territorio elvetico, in quanto può contare sull’affetto e sul supporto dei suoi familiari, da cui si sente amata e soprattutto compresa, perché provengono dalla sua stessa realtà e soprattutto, si approcciano in modo propositivo al futuro condiviso in terra straniera, consapevoli di migliorare sia la propria qualità di vita che quella dei propri cari nel lontano paesino di origine, restituendone la dignità. Chiaramente i ritmi di vita scanditi dalla fatica del lavoro sono accompagnati da un’onnipresente sentimento di nostalgia e di mancanza verso “casa”, in quanto il senso di appartenenza al focolare domestico è molto radicato, come d’altronde anche “l’agire dotato di senso” delle regole inculcate dalla famiglia.
È sulla base di queste regole che la signora Anna, per onorare una promessa fatta ben dieci anni prima, si sposa e si trasferisce in Argentina, dove ha inizio la terza fase della sua vita. Ma questa emigrazione transoceanica lascerà nella donna un forte senso di irrisolto e di vuoto: “Quando arrivai qui volevo ritornare immediatamente in Italia o in Svizzera. (…) Come avrei potuto andarmene? Come mi muovevo, mi ritrovavo sempre in un vicolo cieco. Cosa avrebbe detto di me la gente? Che ero una pazza irresponsabile… Non trovavo sostegno, nessuno aiutava una donna, non valeva niente… il mio posto doveva essere semplicemente accanto a mio marito. Volevo ritornare dalla mia famiglia, quello era il mio desiderio. Soffrii terribilmente la solitudine e la nostalgia… questo era in me il sentimento prevalente, e che mi ha accompagnato sempre in tutti questi anni. Mi sono anche sentita colpevole…”.
La signora Anna si fa portavoce, con la sua storia, degli aspetti a tutto tondo della realtà emigratoria, che da una parte risponde alla necessità di inseguire una vita migliore creando nuove prospettive, ma dall’altra comporta grossi sacrifici annessi: famiglia e paese sono la vera ricchezza, al di là della materialità dei soldi.
Le sue gioie e i suoi rimorsi sono lo specchio dei vissuti di tanti emigranti.


Nebbia su Durban
Il romanzo è incentrato sulla vita di Tristan Damiani, ambizioso negoziatore di materie prime, imprigionato nei freddi e perversi meccanismi del mondo della finanza, dominati dalla logica del Dio denaro e da un arrivismo senza scrupoli.
Tristan è stato abbandonato dal padre quando sua madre era incinta, ma è riuscito a corazzarsi di un forte equilibrio mentale grazie al raggiungimento di un importante status lavorativo e ad un congruo adattamento alla sua vita lavorativa, nonché ad una compagna presente, pacata e molto comprensiva. Tristan, uomo di successo e dotato di grande autostima, si muove con grande disinvoltura all’interno della sua realtà lavorativa e di vita, in quanto conosce bene le mosse, ed è improbabile che possa perdere la partita.
Ma d’improvviso, un elemento di rottura dalla routine fa breccia nella sua vita: il testamento di una donna a lui sconosciuta stabilisce che Tristan ha ereditato un castello. In che modo la vita della signora deceduta è ricollegata alla vita di Tristan? Il mistero necessita di essere svelato, e ciò è possibile solo procedendo a un’indagine a tutto tondo, di cui si conosce il punto di partenza, ma non quello di arrivo. Il protagonista, lontano dalla sua comfort zone, dovrà muoversi lungo un sentiero di incertezza e perplessità, in cui non sarà possibile effettuare alcun bilancio sulla risonanza emotiva che può essere scatenata da qualcosa che non si conosce.
Da qui il protagonista inizierà un percorso di messa in discussione di presunte verità e di demolizione d labili equilibri.
Quale è il prezzo o il premio per il raggiungimento di un nuovo status quo? La risposta è tra le pagine di Nebbia su Durban.

Per informazioni sull’autrice e l’acquisto di libri:
www.sinamerino.ch

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