Anche quest’anno, al Palazzo dei Congressi di Lugano, è tornato “Il Viso del Vino”

di Rocco Lettieri

Lo scorso 4 settembre a Lugano, la Ticinowine, come consuetudine, ha organizzato “Il Viso del Vino”, la tradizionale manifestazione per presentare in anteprima i vini ticinesi in arrivo sul mercato. Questa edizione ha visto sfilare circa 220 vini della vendemmia 2015.
Lo scopo principale è quello di coinvolgere il massimo numero di addetti ai lavori in un emozionante viaggio, nel quale 59 produttori hanno proposto in degustazione vini di ogni tipologia tra rossi, bianchi, rosati e spumanti. Vini che sono stati degustati dalle 11,00 di mattino e sino alle 13,00 dai professionisti: giornalisti (tanti anche dalla svizzera tedesca e francese, come da altre parti d’Europa ed extraeuropei), sommelier, ristoratori, enotecari e venditori alla presenza del produttore o da personale dipendente, e dalle 13,00 alle 19,30 in degustazione libera anche a privati e ad amanti del vino. Si è così potuto mettere a confronto le caratteristiche di vini con spiccata tipicità e carattere, veri testimoni del prestigio che la produzione enologica del Canton Ticino ha saputo guadagnarsi negli ultimi trent’anni.
Anche in questa edizione è stato previsto un ulteriore spazio degustativo, dove il pubblico ha avuto la possibilità di assaporare altri 20 vini di annate più vecchie. Un’occasione per degustare il frutto del lavoro di un intero settore, che ha fatto della qualità il proprio emblema. Ancora presente a questa edizione c’era l’Associazione VITI (creata nel 1948) che al proprio stand di degustazione ha proposto una scelta di prodotti contraddistinti dallo storico marchio di qualità.

La Casa del vino Ticino
I suggerimenti della TicinoWine erano questi: “… in un ambiente professionale e rilassante, prendetevi un po’ del vostro tempo per degustare e scegliere il vino da mettere in cantina. Lasciatevi consigliare dagli imprenditori vitivinicoli che sapranno descrivervi al meglio le caratteristiche dei loro vini. Fatevi sorprendere da questo 2015: una delle più piccole vendemmie sotto l’aspetto quantitativo, ma che ha permesso di produrre vini concentrati dal frutto maturo e dall’eleganza, che contraddistingue da sempre le grandi annata”.
Una vendemmia piccola, come si diceva, che è stata vittima di un clima pazzerello che ha avuto anche un agosto caldo e secco, che ha permesso di portare le uve ad una maturazione fenologica anticipata con una media cantonale di ricchezza zuccherina di 88.8 gradi Oechsle (un metodo di misurazione della maturazione e dello zucchero basato sulla densità del mosto ideato da Ferdinand Oechsle). Ne è risultata una vendemmia con un quantitativo inferiore alla media decennale del 18%. l più toccati sono stati i distretti del Mendrisiotto e della Vallemaggia, che hanno subito riduzioni decisamente superiori, superando il 20%, sempre rispetto alla media degli ultimi 10 anni. Come già accennato, poca quantità, ma di una ricchezza zuccherina importante con una gradazione media del Merlot pari a 21.3 Brix, circa 12,3° gr. di alcool.
Come di consueto, la sera che anticipa l’evento, c’è stata una cena-incontro, presso la nuova “location” della Casa del vino Ticino a Morbio Inferiore, località Ghitello.
Buona, come detto, la presenza dei giornalisti da oltre Gottardo ai quali, anche per questa edizione, si è aggiunta una decina di giornalisti anglofoni dell’associazione Circle of Wine Writers nonché i responsabili della scuola di sommelier Jubilant Nova Wine di Pechino a dimostrazione che anche all’estero il vino svizzero e quello ticinese vengono sempre più conosciuti e apprezzati. Si è colta l’occasione per mostrare ai vari partner provenienti dalla Svizzera interna e dall’estero la realizzazione concreta di un progetto presentato solo un anno fa: la Casa del vino Ticino per la promozione dei vini e dei prodotti agroalimentari ticinesi. La serata ha visto la consueta premiazione ufficiale alla persona o l’ente o l’istituzione che si è distinta in particolar modo nella promozione del vino del Canton Ticino durante l’anno 2016/2017. Ad aggiudicarsi il premio Ticinowine sono stati i coniugi Giò e Carla Rezzonico, che dal 2001 hanno dato vita alla rivista trimestrale TicinoVinoWein, uno strumento utilissimo per far scoprire il territorio e i vini del Ticino, in duplice lingua: italiano e tedesco. E, per la prima volta il “Premio alla Carriera” è stato assegnato postumo all’enologo Adriano Petralli, scomparso a 54 anni nell’estate del 2015, che oltre ad essere direttore alla Cantina di Giubiasco, per 12 anni è stato presidente dell’lnterprofessione della Vite e del Vino Ticinese (IVVT).

L’imbarazzo della scelta
Come al solito in questi incontri non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Quest’anno ho deciso di degustare quella ventina di vini di “altre annate” anche perché si andava indietro sino al 2010. È sempre un bene tastare qualche vino vecchio per valutarne la tenuta nel tempo.
Tra i 3 vini della vendemmia 2010 figurava il Monte Carasso della Cantina Giubiasco. Debbo confessare che mi ha emozionato per l’armonia e per la tenuta freschezza e balsamicità.
Altra bella impressione mi ha destato il Rubro di Rubro Merlot del Ticino 2011 di Valsangiacomo. Un vino che producono solo in alcune annate. Infatti, poi Uberto mi ha confermato che questa è stata l’ultima annata. Un grande merlot prodotto da una selezione di tutte le uve aziendali, poi il vino viene posto in barriques e durante il controllo delle stesse, le più promettenti vengono messe da parte e quindi si passa ad una massa unica e il vino riposa in bottiglia almeno 24 mesi prima della commercializzazione.
Dell’annata 2013 ho trovato ancora ottimi: Rompidée di Chiodi; Frasa dell’azienda Frasa; Pedrinate di Cavallini; Vigna Vecchia di Tamborini e Diamante Rosso del Ticino di Delea.
Quindi, la mia scelta è stata quella di fare la degustazione dei bianchi a me poco conosciuti. In effetti, il rapporto bianchi/rossi negli ultimi anni ha avuto una bella escalation arrivando a 1,12 milioni di litri vinificati in bianco contro 3,27 milioni vinificati in rosso. A farla da padrone nei bianchi ticinesi è il vitigno Chardonnay con ben 239.42 ceppi. Il Merlot intanto si è assestato a 3.907.351 ceppi, seguito da Gamaret, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Pinot Noir. La superficie totale del Ticino è passata da 10.900.012 a 10.975.329 metri quadrati nel 2015.
Nella degustazione la prima e più bella cosa che ho notato è l’arrivo di nuove Case Vitivinicole e con giovani decisi e di bella preparazione sia nel campo agronomico che in quello enologico. Segno dei tempi: chi può lascia l’ufficio e va in campagna.

Uvaggi originali per il bianco
Tra i primi vini bianchi apprezzati: il Brut da uve Merlot in bianco 2014 di Uberto Valsangiacomo e il Brut Chateau Cassé Classico di Francesco Franchini – Poggio del Cinghiale. Poi i due Chardonnay 2015 di Zündel: Pianelle e Velabona, primi vini ticinesi prodotti in biodinamico seguendo i consigli di Rudolf Steiner. Interessante il Fortuna IGT 2016 di Andrea e Michael Weingartner (50% Chardonnay e 50% di liliorila – vitigno francese bordolese incrociato con Chardonnay e Baroque che dona al vino una leggera aromaticità senza coprire il gusto dello Chardonnay). Ottimo e di bella beva il non filtrato Viognier 2016 di Andrea Silbernagl di Novazzano, rotondo, grasso, fresco e acidulo con sentori di erbe aromatiche e spunti agrumati. La Cantina Settemaggio di Eliana Marcionetti ha presentato il Cana 2016 IGT (Merlot e Sauvignon soigné), erbaceo e balsamico di Helicriso e Lippia Citrodora. Non male il bianco Trattofino 2016 Merlot di Mike Rudolph della Tenuta San Giorgio di Cassina d’Agno. Una bella interpretazione è lo Zagara 2015 Bianco del Ticino Doc prevalenza Viognier e Chardonnay e Merlot in bianco. La coppia della Cantina Riva Morcote ha presentato lo Stregato 2016 IGT Chardonnay passato in legno con setosa trama tannica con spalla acida e sapida. Ancora l’esagerato Bianco di Pian Marnino 2015 con quattro vitigni: Doral, Liliorila, Chardonnay e Sauvignon, con note di fiori di campo con buona tempra e struttura. Sempre di grande spessore il Bianco della Piana 2016 di Sacha Pelossi, come pure il Novi dal Drunpa 2016 Sauvignon di Mauro Ortelli e il Latte di Luna 2016 Bianco del Ticino con Pinot Grigio, Doral e Kerner.
Scontata la qualità del Malcantone Bianco di Cademario 2016 di Ivo Monti. Sapido e intrigante il Murchì bianco da uve Johanniter e piccole percentuali di Solaris IGT 2016 della Fattoria Moncucchetto. Fine e intenso di buona aromaticità con sentori di pesca bianca e frutta tropicale. Palato giocato sulla polpa fresca e sapida con finale carezzevole. Vino per fegato grasso spadellato e pasticceria secca di ottima qualità (tutta la pasticceria del nord Italia da Mombaruzzo alle Offelle di Parona). Buono anche il Convivio 2016 (tre uve) della Monticello vini (non in elenco) ottenuto da tre uve e vinificate passando il vino in legno che resta al gusto ben calibrato.
Il Nottambulo IGT 2015 presentato da Sylvain Klausener è il terzo vino ad avere nell’uvaggio il Liliorila più Sauvignon Gris. Vino con delicata mineralità con trascinante complessità nel retrogusto. Ancora un bel duetto tra il Tre Perle Bianco di Pedemonte 2016 di Paolo Hefti di Verscio e il Dialogo Bianco del Ticino 2016 di Davide Ghidossi.

Fra tante conferma una bella scoperta

Continuando, ecco l’Ottavo Merlot Bianco 2016 di Roberto Belossi Cantina Il Cavaliere per passare all’Arca Clara Sauvignon 2016 di Matteo Huber di Sorengo, e quindi con l’Alma IGT 2016 da uve Johanniter BIO prodotto dall’azienda Agricola Bianchi di Arogno che già lo scorso anno mi avevano incuriosito, per chiudere con una grande scoperta, il Centoquindici 2016, Viognier 100% che ha fatto 5 mesi in anfora in riduzione per mantenere integri aromi e freschezza. Il famoso vino “orange” di cui oggi tanto si parla. Ma questo vino di orange aveva ben niente a che vedere, almeno nel colore, lucido e brillante giallo oro, con una complessità in bocca che va oltre ogni dicerìa che si possa inventare nel raccontare un vino: accenni di pasticceria, speziatura esotica, etereo di caldo alcol, con sorso asciutto e finale con avvolgente fruttuosità anche agrumata di mandarino e litchi. Una grande potenzialità che va tenuta in giusta considerazione per un Ticino sempre alla ricerca di novità.
Ancora un vino di Ettore: il Millepetali Viognier 2016, passato per 8 mesi in barriques. In chiusura di questa prima parte di vini bianchi, non si può parlare che bene per pulizia e poco solfiti, vini freschi, aromatici, fruttati, con sentori di frutta fresca verde (mela, pera, pesca-noce, uva spina, ribes bianco, susine) e agrumati (limoncella, ananas, pompelmo, cedro, lime) e buona presenza in bocca di acidità e ottima sapidità.

Per i rossi una scelta ponderata sulla carta

il mio primo assaggio rosso è andato ad un vino suggeritomi: Notedinotte rosso IGT 2015, maturato per 14 mesi in barriques usate, da uve Merlot 40%, Carminoir 30% e Ferradou 30%, vitigno mai sentito nominare. Vino con un bouquet molto variegato, con frutti piccoli di sottobosco e speziatura di chiodi di garofano, palato armonico, finale avvolgente di buon cacao e note di resina. Una bella scoperta sono stati pure gli altri due vini rossi della stessa Casa: Arca Rubra Merlot e Primo Segno Merlot.
La mia degustazione dei vini rossi 2015, altri 23 vini, sono stati: Camorino di Cantina Giubiasco; Pio della Rocca del Castello di Morcote; Frasa di Carlo e Luca Frasa; Arzo ed Estro di Gialdi; Dogaia e Touché di Brivio; Tre Perle di Pedemonte di Paolo Hefti; Montagna Magica e Costera di Jonas Huber; Gran Risavier di Klausener; Incanto di Monticello Vini; Il Canto della Terra di Ivo Monti; Tre Sorelle di Monzeglio; Lamone e Riva del Tasso di Cantina Pelossi; Sassorosso di Vinicola Ferrari; Vincenzo Vela di Gianfranco Chiesa; Marselan IGT di Cantina Settemaggio; Vigna Brusada di Silbernagl; Comano di Tamborini; Insieme di Tenuta Weingartner e Quattromani di Swiss Premium Wine.
Credo che con quest’ultimo vino si possa trarre un giudizio generale sulla vendemmia 2015 e dei vini rossi degustati sino a questo punto: l’annata presenta vini dal bel colore rosso intenso con riflessi violacei. Al naso si avvertono bouquet eleganti, con profumi floreali e speziati con note di tabacco verde e balsamico di eucalipto e anice stellato. In bocca ci sono belle acidità che promettono lunga vita, buon corpo e persistenza con tannini in maturazione già rotondi arricchiti da piacevoli note speziate che lasciano una lunga persistenza nel retrogola. Alcuni anni di bottiglia completeranno le promettenti qualità.
Con ancora alcune aziende ho continuato la degustazione dei vini rossi 2015 ma con un interesse più attento ho degustato i vini di Roberto Belossi: Primo prodotto al 100% con uve Ferradou (5200 bottiglie e 260 magnum) e l’ottimo rosso IGT Galà. Bella beva anche per i due Merlot Artù e Merlot Riserva. Interessanti scambi di vista con Robin Garzoli e i suoi vini rossi da Merlot: Maggia, Acqua Reale e Rombolau (50% Merlot in barriques usate e 50% in anfora) e con Davide Ghidossi che ha presentato Saetta e Terra del Sole da uve Merlot e il Rosso del Ticino Triade da uve Gamaret, Merlot e Diolinoir. Penultima sosta di beva da Miriam Hermann-Gaudio con i suoi due vini da uve Merlot: Pinea e Riserva del Cassinott e interessantissimo il Pinea Pinot Nero, molto borgognone anche nel colore. Ultima sosta allo stand di Tenuta Luigina con Fabio Bruni ed Ettore Biraghi (enologo-agronomo). Dei suoi due bianchi ne ho parlato sopra. Notevoli i suoi vini rossi: Merlot Ronco delle Noci (15 mesi in barriques); Merlot Gemma dell’Est (21 mesi in barriques nuove); Merlot Ronco dei Profeti (15 mesi in barriques) e il Rosso della Svizzera italiana IGT Quartaessenza – 50% Merlot + 50% Cabernet Sauvignon – maturato in anfora per 18 mesi. Mi sono soffermato un po’ di più in questa azienda, poiché so di certo che figura nell’elenco dei produttori che dal 9 all’12 novembre prossimi saranno presenti alla 9th Edition of the Villa d’Este Wine Symposium di Cernobbio.
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Ticinowine è parte integrante dell’Interprofessione del Vite e della Vino Ticinese, organizzazione mantello che si occupa di tutto ciò che ruota attorno alla filiera vitivinicola cantonale. Si occupa prevalentemente della promozione, della produzione enologica ticinese e della sua immagine.
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Immagine: Uberto Valsangiacomo e Andrea Conconi, rispettivamente presidente e direttore di TicinoWine