di Rocco Lettieri

Si conclude con la seconda parte, dedicato alle cantine, il nostro viaggio alla scoperta di una delle terre, forse non così conosciute al grande pubblico, comprese e in parte compresse fra Puglia, Campania e Calabria, ma caratterizzate da una produzione enogastronomica di indubbia qualità e originalità.

Le zone definibili “cru” si trovano tra i 550 e i 650 metri di altitudine e San Savino, tra Rionero e Ripacandida, è unanimemente considerata quella che produce i vini più raffinati. Altre zone sono le frazioni Mezzana e Piano di Altare e in comune di Barile i vigneti di Macarico e Gorizza. Un’area definita ottima si trova sulla piana che si estende tra Venosa e Maschito nella zona della Serra Dolente e della Masseria Sant’Angelo, dove si trova anche la più alta concentrazione di vigneti di Aglianico.

Il vino delle origini
Il vino che si ottiene, se giovane, ha colore rosso rubino con profumi vinosi, delicati, sapore asciutto, sapido, giustamente tannico. Con l’invecchiamento che sopporta anche lungamente, si hanno gusti più pronunciati, di bella potenza e delicatamente vellutati. La maturazione in botti di rovere, non obbligatoriamente barriques, ne ammorbidisce il carattere, un lungo affinamento in bottiglia consente al vino Aglianico di essere annoverato tra i più grandi vini italiani. Accompagna perfettamente i saporosi piatti della cucina lucana, dai primi a base di pasta condita ai secondi a base di carni lungamente cotte o grigliate. Si sposa a meraviglia con i pecorini di Filiano e di Moliterno, al ricercato e famoso formaggio Podolico, certamente fra i più conosciuti della zona. L’Aglianico è uno dei pochi vini italiani rossi importanti che si può anche spumantizzare. Questa versione, bevuta giovane e a temperatura ben fresca, accompagna a meraviglia pasticceria da forno e frutta secca anche arricchita, ad esempio, con i fichi passati al forno ripieni di mandorle. Circa 1500 ettari sono in mano a 1370 aziende iscritte all’albo dei vigneti con una parcellizzazione estremamente capillare. In effetti solo il 20% di tutto l’Aglianico prodotto diventa DOC e o DOCG. Il risveglio della vitivinicoltura lucana è oggi affidato a Cantine Sociali o Cantine Cooperative che hanno come conferitori migliaia di viticoltori che seguono scrupolosamente le indicazioni che vengono impartite dagli enologi/cantinieri. Le cantine sociali lavorano l’80% di tutte le uve Aglianico e commercializzano il 65% di tutto il vino DOC. Grazie alla dinamicità di alcuni presidenti sono stati toccati mercati esteri interessanti che vanno dalla Germania, all’Inghilterra e agli Stati Uniti. La buona ristorazione locale, in mano a persone emigrate e ritornate al paese con idee innovative, stanno spingendo nelle loro “carte dei vini” i vini del Vulture. Buon segno per il futuro dell’Aglianico. Le cantine sociali della zona del Vulture fanno capo, comunque, in un modo o in un altro, alla Cantina Cooperativa Riforma Fondiaria di Venosa da dove facciamo partire le informazioni del nostro tour.

Cantina di Venosa
La Cantina Cooperativa di Venosa nasce nel 1957, voluta dall’ex Ente di Riforma di Puglia, Lucania e Molise e fondata da 27 soci. Grazie alla volontà e alla intraprendenza dei promotori la cantina si dotò di un proprio stabilimento nel 1965 e di un secondo nel 1985. Oggi entrambi gli stabilimenti sono serviti da un’unica isola pigiante, situata al centro del grande piazzale. Attualmente conta 400 soci. Enologo è un giovane dinamico e capace: Donato Gentile. La Cantina oggi rappresenta il maggior produttore di uva Aglianico della zona del Vulture con una produzione intorno a un milione di bottiglie ma l’idea sarebbe di poter quintuplicare la produzione che rappresenterebbe il 70% di tutta la produzione dell’Aglianico DOC. Vino simbolo: Carato Venusio Aglianico del Vùlture DOCG 2012 prodotto con uve doppiamente selezionate. Vino da lungo invecchiamento che si sposa felicemente con secondi piatti a base di carni della cucina tipica lucana sia in tegame che al forno.

Tenuta I Gelsi
Tenuta i Gelsi-Az. Agr. Ofanto nasce nel 2003 per volere delle famiglie Potito, Buglione e Bafunno decisi a valorizzare il patrimonio viticolo di famiglia in quello che è uno degli angoli più suggestivi della Basilicata per bellezza naturalistica e paesaggistica. Siamo a Rionero in Vulture, nella frazione Monticchio Bagni, a due passi dai celebri laghi di origine vulcanica e dalle fonti dove originano alcune delle acque minerali e oligominerali più apprezzate del Sud. I terreni dei 10 ettari sono diversi da zona a zona. La quantità di vigna di età avanzata, dai trenta ai sessant’anni, è ancora cospicua. L’azienda produce due spumanti brut, due vini bianchi da Malvasia, un rosato e tre rossi da uve Aglianico, tutti degustati nelle annate in commercio. Eccezionale l’olio di cultivar Ogliarola, Coratina e Gentile di Melfi.

Terra dei Re
La cantina, su un’area di 4 ettari nel Comune di Rionero in Vulture, sorge alle pendici del Vulture sulla strada che da Rionero conduce ai laghi di Monticchio. La cantina è completamente interrata ad una profondità di circa 25 m. con annesse grotte scavate nella roccia vulcanica. Fondata nel 2000 dalle famiglie Leone e Rabasco, l’azienda oggi conta 21 ettari di proprietà con vigne in Rionero, Melfi, Rapolla e Maschito dove coltivano uve Aglianico, Malvasia bianca, Aleatico e Pinot Nero. Si lavora con il concetto di biodiversità sia in vigna che in cantina. Le prime bottiglie di Aglianico uscirono nel 2003; la Malvasia bianca nel 2014. La curiosità più importante è data dal vino Vulcano Pinot Nero che ha richiesto 10 anni di ricerche e le prime viti furono piantate nel 2009. Un vino davvero di grande classe che mai nessuno potrebbe pensare di trovare in questi posti. Enologo è Lino Carparelli.

Cantina Di Palma-Strapellum
La cantina è relativamente giovane in quanto nasce nel 1997 e sin da subito ha saputo ritagliarsi una parte importante nel territorio grazie all’utilizzo di tecniche vinicole innovative. Negli ultimi anni si è focalizzata anche sulla coltivazione di prodotti biologici che sono sempre più richiesti dal mercato, tenendo alto il principio di genuinità tipico dell’azienda. Di Palma nel 2009 chiude per riaprire con il nuovo nome aziendale Di Palma e Strapellum (primo nome di Rapolla). 18 ettari di vigneti certificati UNI EN ISO tra Venosa, Rapolla e Rionero. 100.000 bottiglie di cui 80% in rosso. Enologo Walter Fabbri, capo cantiniere Michele Tortora. Interessanti due vini anche per rapporto qualità prezzo: Il Nibbio Grigio Aglianico DOCG 2012 e Tenute Piano Regio Aglianico DOCG 2013, un rosso composto da uvaggi di Aglianico 100%.

Cantine del Notaio
Un’azienda che se non ci fosse bisognerebbe inventarsela. Senza Gerardo Giuratrabocchetti (notaio) il Monte Vulture e tutti i vini della zona non avrebbero oggi la nomea che li sta portando in giro per il mondo. La passione per la viticoltura è antica nella famiglia Giuratrabocchetti e si tramanda da generazioni. È da questa tradizione che nasce, nel 1998, l’azienda Cantine del Notaio, quando Gerardo laureato in Scienze Agrarie, raccoglie, con la moglie Marcella, la sfida di valorizzare l’Aglianico del Vulture coltivato nelle proprie vigne, unendo tradizione, innovazione, storia e cultura del territorio. Con il professor Luigi Moio si approfondisce la ricerca sulle potenzialità enologiche di questo importante vitigno del Sud Italia, austero e generoso al tempo stesso e capace di regalare vini dalla straordinaria personalità. Non si può andar via senza visitare il Presepe che c’è in cantina, visitabile tutto l’anno su richiesta, opera magistralmente realizzata da un artista locale, Edelmondo Paolella detto Mondino, per raccontare la gente del Vulture con i suoi lavori, i suoi pensieri, i suoi dolori, le sue gioie, le sue speranze di riscatto e di salvezza. Vino simbolo dell’azienda L’Autentica Basilicata IGT 2013, dolce da uve Moscato 70% e Malvasia del Vulture. Un vino luminoso come gli occhi di Gerardo quando parla dei suoi vini e del suo territorio.

Colli Cerentino
Una giovane azienda costituita da tre soci (Sandro Calabrese, Giovanni Amato e Rocco Mascariello) spinti dalla passione che decidono di dedicarsi ad un progetto ambizioso: fare vini di territorio di altissima qualità. Nel 2003 rilevano una vecchia e immensa cantina scavata nel tufo legata ad un monastero del 1600. Sette ettari di vigneto a Maschito in contrada Cerentino e un ettaro a Barile contrada Catavatte, località particolarmente idonee alla produzione di uve di qualità per condizioni climatiche e per composizione del terreno e per elevate altitudini e ventilazione. Enologo ed agronomo è Maurizio Caffarelli. Produzione attuale 50.000 bottiglie in 5 etichette: un bianco, Philos, IGT da uve Falanghina, e 4 rossi. Vino simbolo: Masqito Gold Aglianco del Vulture prodotto con uve di un vigneto con più di ottant’anni e solo in annate particolarmente idonee. Da bersi in profonda meditazione.

Donato D’Angelo
La nuova azienda Donato D’Angelo viene costituita nel 2001 ed è situata nel cuore della zona DOC di produzione dell’Aglianico. Fondata nel 1930 dal nonno Donato D’Angelo gestista poi dai figli Rocco e Pasquale è attualmente diretta dal nipote Donato D’Angelo, enotecnico diplomato alla Scuola Enologica di Conegliano. Certamente un personaggio straordinario, senza peli sulla lingua con una sola filosofia: “Non si cresce mai niente dal niente”. Un’azienda, la Donato D’Angelo, tra le più prestigiose della zona che ha saputo valorizzare l’Aglianico con tecniche di vinificazione innovative, con lunghe fermentazioni, maturazione in botti e barriques e lunga permanenza in bottiglie. Innovativo anche in vigna, Donato, ha impiantato anche Cabernet Sauvignon e Fiano nei circa 20 ettari di vigneti dislocati nei comuni di Barile, Ripacandida e Maschito. Attualmente l’azienda è seguita dalla moglie Filomena Ruppi, laureata in vitivinicoltura, con il valido aiuto della figlia Emiliana, futura dottoressa in enologia di quarta generazione. Vino simbolo: Donato D’Angelo Aglianico del Vùlture DOC 2007, sapido, armonico, caldo con tannini vellutati.

Michele Laluce
Il borgo di Ginestra si trova sull’Appennino Lucano, circondato da paesaggi spettacolari. Qui troviamo l’azienda storica (già attiva nel 1905) di Michele Laluce, nella contrada Serra del Tesoro, a 400 m slm, con 7 ettari di vigneti. In vigna, è la varietà dell’aglianico a dominare, accanto alla quale trovano posto anche viti di malvasia e di moscato. In ogni caso, viti allevate sempre nel massimo rispetto di ambiente, natura ed ecosistema, facendo ampio ricorso alla pratica del sovescio, usando rame, zolfo e concimi esclusivamente quando necessario. Privilegiando la qualità alla quantità. Quattro le etichette per un totale di circa 40.000 bottiglie di cui 10% dell’unica etichetta bianca chiamato Morbino, vino secco da uve Moscato 60% e Malvasia di Candia. I vini rossi sono tutti da uve Aglianico: Le Drude (le donne dei briganti), lo Zimberno (“cru” e torrente) e il semplice S’Addatt (va bene su tutto – si adatta), tutti vini eleganti e di buona fattura che fanno davvero “luce” sull’Aglianico del Vulture.

Terre degli Svevi-Re Manfredi
Terre degli Svevi–Re Manfredi è una cantina giovane di recente costituzione creata nel 1998 quando il GIV (Gruppo Italiano Vini) la rileva da una nobile famiglia. La zona pianeggiante di Venosa, ricca di ceneri e di lapilli è una zona particolarmente vocata alla produzione di vini importanti, che non hanno niente da invidiare per struttura, corpo e complessità ad altri blasonati vini italiani. Qui la GIV focalizza il progetto di una cantina per la produzione di Aglianico del Vulture di alta qualità. Si inizia reimpiantando quasi 60 ettari di vigne per produrre l’Aglianico Re Manfredi, capostipite dell’azienda vitivinicola a cui viene affiancato un Aglianico cru Vigneto Serpara, il vino della fattoria che si ottiene in 6 ettari di vigna di oltre 40 anni. I vigneti ad Aglianico oggi sono circa 100 ettari in totale. L’azienda ha in produzione anche 20 ettari per il Terre degli Svevi Re Manfredi Bianco da vitigni allogeni (Müller-Thurgau e Traminer). Enologo è Pietro Bertè. Vino simbolo: “1998” Aglianico del Vùlture” DOC 1998, a ricordo della creazione della Cantina.

Cantina Paternoster - Tommasi
Èuna delle più antiche case vinicole del Vulture, fondata da Anselmo Paternoster nel 1925. Oggi la ha cambiato sede ed è situata all’inizio del paese di Barile e da due anni mezzo è stata rilevata dalla prestigiosa cantina veneta Tommasi. La tenuta si compone di circa 20 ettari vitati dislocati in vari poderi di Barile, veri e propri cru vocati da sempre alla produzione di grandi vini. Tutti i vigneti si trovano sulle pendici del monte Vulture con esposizione Sud-Est e su altitudini che vanno da 250 sino a 450 m slm. L’intenzione della famiglia Tommasi è di mantenere il rapporto lavorativo con tutte le maestranze compresi Vito Paternoster unitamente all’enologo Fabio Mecca. Obiettivo è quello di realizzare un progetto di rafforzamento del marchio e di consolidamento della rete commerciale, oltre che incrementare gli interventi in vigneto e cantina con particolare attenzione al biologico ed all’ecosostenibilità. Vino simbolo: Don Anselmo Aglianico del Vùlture Superiore DOCG 2012.

Tenuta Le Querce
Tenuta Le Querce è di proprietà di Leonardo Pietrafesa, che ha puntato sul tradizionale vitigno Aglianico. Poche le viti bianche di Viognier, Chardonnay e Vermentino e le viti necessarie a produrre le 5000 bottiglie di Tamurro Nero di Pietragalla. La cantina è nuova e di concezione modernissima: 3.000 mq ricavati da scavi all’interno di strati di tufo depositatisi da millenni. I vigneti si estendono su 120 ettari, di cui 70 vitati. Quelli moderni sono stati progettati da ricercatori universitari in funzione dell’ecosistema della zona. Elevata fittezza di ceppo per ettaro, sistema di allevamento a cordone speronato, per una produzione molto contenuta. Enologo è Paolo Latorraca. Da segnalare, come già detto, l’importante lavoro in atto su un altro vitigno storico, originario del paese Pietragalla, il Tamurro Nero…. rich in polyphenols. Thick skins increase its resistance to botrytis bunch rot but it is susceptible to powdery mildew (…ricco di polifenoli. La buccia spessa aumenta la resistenza alla putrefazione della botrytis ma è suscettibile all’oidio), parole di Jancis Robinson nel voluminoso Wine Grapes.



Gastronomia lucana: capolavori da umili ingredienti
In Basilicata, con la punta di coltello si ottiene di tutto dal maiale: coppe, capocolli, soppressate, lucaniche, salsiccia piccante, pezzente (scarti di carne con aggiunta di lardo utilizzate per insaporire i sughi), sanguinacci, polmone e fegato sotto sugna. Le erbe odorose selvatiche ci sono tutte: a partire dal finocchietto per passare all’origano, acetosella, cumino, rosmarino. I legumi trovano la massima espressione nelle fave, ceci, lenticchie, cicerchie tutte condite con l’esclusivo olio extra vergine perché qui non esiste un altro olio. Il pane viene fatto ancora in casa, due volte la settimana.
Le carni utilizzate sono quelle ovine di agnello e di capretti dai quali si ricavano i famosi “gliummurieddu” preparati con pezzi di fegato e polmone, peperoncino, alloro e arrotolati con le interiora, e cotti esclusivamente su braci ardenti di legno di ulivi.
I formaggi sono prodotti ineguagliabili a partire dal pecorino di Moliterno, ottenuto con latte di pecora e ancora la caciotta di capra. Sono anche famosi i formaggi a pasta dura di Filiano e in canestrato Moliterno maturato in grotta e l’incomparabile Podolico da mucche che fanno la transumanza mare/monti. Sorprendenti sono i provoloni di Muro Lucano, nati qui e poi la produzione è continuata al Nord dai Fratelli Margiotta. Altri formaggi sono ottenuti da latte di bufala e sono la treccia, la manteca, la burrata (pur se di paternità pugliese).
Un’occasione importante per conoscere questa regione e i suoi prodotti è la manifestazione AGLIANICA WINE FESTIVAL. Coinvolge direttamente i produttori dei 15 comuni interessati al vino Aglianico e attraverso un percorso espositivo consente di conoscere le realtà enogastronomiche suggerite anche attraverso gli Itinerari del Vino, suggeriti da VITE (Vino, Impresa, Turismo, Emigrazione). www.aglianica.it