Energie future

di Fabio Dozio

Domenica15 maggio di un anno fa, alle due del pomeriggio, in Germania è accaduto qualcosa di storico. Per la prima volta, anche se solo per poche decine di minuti, quasi tutta l’energia elettrica consumata è stata fornita da fonti rinnovabili. In Danimarca già nel 2015 l’energia eolica era riuscita a coprire il 14 per cento del fabbisogno nazionale.
Due esempi diversi per dire che le fonti di energia rinnovabile possono sostituire le energie fossili che hanno alimentato i Paesi europei, e non solo, dalla rivoluzione industriale in poi.
Questi dati, che sono indicativi, ma simbolicamente significativi, non impediscono in Svizzera ai promotori del referendum contro la nuova legge sull’energia – un comitato capitanato dall’UDC con rappresentanti del PLR e del PPD – di dichiarare: “Cosa succederà quando il sole non splenderà e il vento non soffierà?”
La verità è che le energie rinnovabili hanno un grande potenziale di sviluppo, anche se, in Svizzera, è da pochi anni che si punta sul solare, sulla biomassa e sul vento. L’energia idroelettrica è la materia prima più importante del nostro Paese. Nel 2015 quasi il 60% dell’energia prodotta in Svizzera proveniva dalle centrali idroelettriche.
Ma non basta. Il fotovoltaico, da applicare sui tetti delle case, può essere sviluppato in modo consistente anche perché la tecnologia relativa migliora di continuo. Già ora tanti privati riescono a rendersi pressoché autonomi grazie alla produzione domestica di elettricità, che in certi momenti può essere venduta e inserita nella rete di distribuzione.
Quali sono gli aspetti principali della nuova legge sull’energia?
La prima decisione strategica del Consiglio federale risale al 2011, all’indomani dell’incidente di Fukushima, quando Berna decide di rinunciare al nucleare. Lo scorso autunno il popolo, chiamato alle urne, non accetta un abbandono immediato dell’energia atomica. Le centrali in funzione potranno continuare a produrre, finché si conclude il loro ciclo di vita, ma non sarà possibile costruirne di nuove.
Un altro aspetto della legge riguarda il risparmio e l’efficienza energetica. Il parco immobiliare consuma oltre il 40% dell’energia impiegata in Svizzera (riscaldamento, climatizzazione, acqua calda, elettricità, ecc.) e produce circa un terzo delle emissioni di CO2. Il margine di riduzione è dunque ampio e sarà ottenuto anche grazie a una serie di incentivi, in particolare per promuovere il risanamento energetico degli edifici.
Un altro pilastro della legge è la promozione delle energie rinnovabili. Continuerà il programma di rimunerazione per l’immissione di elettricità da energie rinnovabili e si prevedono contributi d’investimento per l’incremento di queste energie. Inoltre, vista la crisi dovuta al ribasso dei prezzi dell’energia, le grandi centrali idroelettriche esistenti potranno beneficiare per cinque anni di sussidi.
La legge prevede pure che l’impiego di energie rinnovabili e l’incremento della loro produzione sono ora riconosciuti d’interesse nazionale, alla stregua della protezione della natura e del paesaggio.
Quanto costerà la riforma? Secondo il Consiglio federale, per una famiglia bisogna calcolare circa 40 franchi all’anno.
La questione dei costi – assieme alla maggior burocrazia e alla distruzione del paesaggio - è uno dei capisaldi degli oppositori: secondo loro la nuova legge avrà un prezzo insostenibile e una famiglia di quattro persone pagherà 3200 franchi all’anno in più, tra costi e tasse supplementari. “Un calcolo disonesto” ha sentenziato Doris Leuthard, ministra dell’ambiente, commentando queste cifre.
La Strategia energetica 2050 sarà attuata in modo graduale. Se in votazione, il prossimo 21 maggio, i cittadini dovessero bocciare il progetto, nel 2020, secondo Berna, mancherebbero i fondi per il risanamento degli edifici e inoltre la Svizzera dovrà aumentare le importazioni di energia dall’estero.

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