Un po’ di storia del primo vino DOC d’Italia

Anteprima Vernaccia di San Gimignano 2017

di Rocco Lettieri


Il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano, poi denominato Consorzio della Denominazione San Gimignano, nasce nel 1972 per una corretta gestione della denominazione Vernaccia di San Gimignano ottenuta, primo vino italiano, nel 1966.

Fin dalla nascita il Consorzio persegue tre scopi fondamentali: valorizzazione della denominazione; tutela della Denominazione; ricerca e sviluppo della qualità dei prodotti. In questa ottica, il Consorzio ha operato affinché la DOC Vernaccia di San Gimignano ottenesse nel 1993 il riconoscimento della DOCG. La promozione del marchio è perseguita tramite la realizzazione di iniziative di marketing che incrementino la conoscenza e la diffusione in Italia e all’estero della Vernaccia di San Gimignano Docg e del San Gimignano Doc. Nel 2012, anno del quarantesimo anniversario dalla sua fondazione, il Consorzio della Denominazione San Gimignano ha ottenuto l’Erga Omnes per i due vini Vernaccia di San Gimignano Docg e San Gimignano Doc, che prevede l’estensione dei compiti istituzionali nei confronti di tutti gli utilizzatori della denominazione, associati o non associati al Consorzio stesso.

Una storia secolare

Nessun vino italiano può vantare una storia lunga secoli come la Vernaccia di San Gimignano. Alla fine del Duecento appare in Europa sulle mense dei re, dei papi e dei ricchi mercanti. Con ogni probabilità il nome Vernaccia deriva da Vernazza, luogo d’imbarco della produzione ligure. E proprio la Vernaccia è il vino più ricercato e prezioso. Le gabelle di San Gimignano lo segnalano già nel 1276: una “salma vini de vernaccia ad mulum, soldi 3”; Salimbene de Adam lo descrive prodotto nelle Cinque Terre nel 1285, molti poeti francesi del periodo lo cantano come il vino più prezioso: “in verità, di tutti i vini è il non plus ultra” scrivono Jeofrois de Wateford e Servais Copale.
Nel Trecento ottiene un successo straordinario non solo sulle tavole delle classi dominanti. La storia della letteratura riporta un crescendo di estimatori: da Cecco Angiolieri a Dante, da Boccaccio a Franco Sacchetti, dai francesi Eustache Deschamps e Jean Froissart agli inglesi John Gower e Geoffrey Chaucer. Quest’ultimo la prescrive al vecchio Januarie per affrontare la notte con la giovane sposa: “He drinkkith ypocras, clarre, and vernage / of spices hote, to encrese his corrage”.
La sua produzione si diffonde: in Liguria e Toscana all’inizio, poi nei due secoli successivi in quasi tutte le zone enologiche italiane. Appare anche una versione nera in Calabria, nel Cilento, in Lombardia. Se nel Trecento è la Vernaccia di Corniglia la più ricercata, poi sono la Vernaccia di Cellatica (Lombardia) o Santo Noceto (Calabria), ma soprattutto è la Vernaccia di San Gimignano a caratterizzarsi e a identificarsi strettamente con il territorio di produzione. Nel 1465 la Vernaccia brilla nei calici delle nozze di Bernardo Rucellai con Nannina Medici, sorella di Lorenzo il Magnifico. Nel 1487 Ludovico il Moro, signore di Milano, pretende dal Comune di San Gimignano 200 fiaschi di Vernaccia per le nozze di un Visconti con Isabella, figlia del re di Napoli.
Le richieste dei “potenti” non dovevano essere sporadiche, né tenute in poca considerazione se il Comune di San Gimignano si preoccupa, nel 1477, di nominare due ufficiali assaggiatori perché “ne provvedessero del migliore e ben condizionato”. Nel Cinquecento la produzione cresce ulteriormente. Tutte le principali famiglie sangimignanesi e le molte fiorentine che avevano acquistato delle terre e delle fattorie nel contado, impiantano nuove vigne di Vernaccia. Il Seicento è un secolo “dorato” per la Vernaccia di San Gimignano. Nel 1610 non sfugge al commento di Francis Scott, autore della prima “guida” d’Italia per i viaggiatori del Grand Tour: “cittadina particolare, perché produce vina vernatica finissima e si decora bene di Templi splendidi”. Nel 1643, Michelangelo Buonarroti il giovane scrive i versi: “ma i terrazzani altrui sempre fan guerra / con una traditora lor vernaccia, / che dànno a bere a chiunque vi giugne / e bacia, lecca, morde e picca e pugne”, ed infine Francesco Redi, nel Bacco in Toscana avverte: “Se vi è alcuno a cui non piaccia / La Vernaccia / Vendemmiata in Pietrafitta, / interdetto, / maladetto, / fugga via dal mio cospetto”.
Nel 1787 Giovanni Targioni Tozzetti scrive che la Vernaccia ha “tanto poco colore che pare acqua, e al palato riesce gentile, ma non risveglia una sensazione di gran sapore, sicché gustato pare vino leggerissimo ma nello stomaco mette gran fuoco” e nel 1787 l’Ospedale di Santa Fina ancora vanta tra le sue proprietà una “vigna delle vernacce”. Nell’Ottocento la produzione cala e ormai il vitigno si trova soltanto sparso tra i filari mescolato agli altri per “fare vino comune”. La rinascita comincia negli anni Trenta del Novecento. Carlo Fregola, Reggente della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Colle di Val d’Elsa, è convinto della possibilità di reimpianto dell’antico vitigno e lo ritrova nel 1931 sparso nei filari in quasi tutte le zone del Comune di San Gimignano. La seconda guerra mondiale spegnerà subito ogni velleità di rinnovamento. Il processo è tuttavia ormai innescato e nei primi anni Sessanta ricomincia con vigore.

Vino Territorio Memoria
Gli anni 60 del secolo scorso segnano la rinascita del vino. Recuperato il vecchio vitigno dalla confusione dei filari della coltivazione a promiscuo, la Vernaccia viene reimpiantata nelle vigne secondo i criteri della viticoltura specializzata. Nel 1966 è il primo vino italiano ad ottenere la Denominazione di Origine Controllata. Nel 1972 la creazione del Consorzio della Vernaccia, poi Consorzio della Denominazione San Gimignano, dà nuovo slancio alla produzione che cresce progressivamente in quantità e qualità ottenendo nel 1993 la DOCG, il massimo riconoscimento della legislazione italiana vigente. Gli ultimi venti anni sono contraddistinti da una ulteriore e generalizzata crescita della qualità del vino come dalla ricerca della salubrità del prodotto, e dalla ricerca delle caratteristiche peculiari della Vernaccia di San Gimignano attraverso la consapevolezza “antica” dei produttori di interpretare una “nuova tradizione”.
L’occasione dell’Anteprima è stata anche motivo d’orgoglio per la città e per il Consorzio per aver dato alla stampa un voluminoso libro di 240 pagine: Vernaccia di San Gimignano – Vino Territorio Memoria, a cura del giornalista romano Armando Castagno, con l’apertura affidata al sindaco di San Gimignano Giacomo Bassi; a seguire il messaggio di Letizia Cesani, presidente del Consorzio della Denominazione San Gimignano e, infine, prefazione della Wine Writer e Master of Wine Rosemary George, autrice di ben due libri sulla Toscana vitivinicola. Ma di lei parleremo più avanti.
Il nostro cammino di anteprima itinerante tra le città del vino toscano, ci ha portato dalla Stazione Leopolda di Firenze a San Gimignano, dove presso il Relais La Cappuccina si è tenuta la cena di gala organizzata dal Consorzio. Una cena tipica toscana, durante la quale si sono potuti fare i primi approcci con la Vernaccia di San Gimignano DOCG di varie annate e di alcune Riserve, come pure si è potuto degustare i vini della San Gimignano DOC, che contempla vini rossi e Vinsanto.
Di questi ultimi vini la presenza della viticoltura nell’area di San Gimignano risale all’epoca etrusca, di cui si hanno numerose testimonianze archeologiche. Un disciplinare del 1963 ne autorizzava la produzione e nel 2003 ad una sua radicale modifica e ad una successiva revisione posta in essere alla vigilia della vendemmia 2011. Vini a base di Sangiovese (in prevalenza) che hanno attirato la curiosità per la piacevolezza di beva, vini freschi e profumati, ottimi anche per accompagnare salumi, formaggi freschi e i primi piatti della cucina rustica toscana.

La degustazione e il confronto in Sala Dante
Grande successo di pubblico ha avuto la degustazione aperta anche ai privati, che già il giorno di apertura della manifestazione, ha affollato le sale del Museo di Arte Moderna e Contemporanea De Grada. A noi giornalisti è stata data la possibilità di degustare dalle 9 del mattino alla presenza dei sommelier (sempre bravi e attenti). L’offerta era costituita da 43 Vernaccia di San Gimignano 2016, 21 Vernaccia del 2015, 13 della vendemmia 2014 e altre 7 di altre annate. Chiaramente da degustare per primi sono stati i vini dell’annata 2016, che per un giudizio unanime è stata giudicata una grande vendemmia, che ha così onorato il cinquantenario della denominazione celebrato proprio lo scorso anno. Vini ancora in evoluzione, che necessitano di un periodo di affinamento in bottiglia per esprimersi completamente, ma che già oggi presentano i caratteri tipici della tipologia, le note minerali e sapide, i profumi delicati, una bella struttura a cui corrisponde un’acidità equilibrata. Vini da bere nel corso di quest’anno, ma di certo da potersi riporre in cantina e da riscoprire tra qualche anno. Dar un giudizio risulta difficile perché quasi tutte le aziende hanno lavorato bene.
Preferisco segnalare quei vini della vendemmia 2015 (alcune sono Riserve) che più mi sono piaciuti per freschezza, acidità e di ancora lunga vita: Aurea di Cantine Guidi; Rialto di Cappella Sant’Andrea; Ab Vinea Doni di Casale Falchini; Le Mandorle di Poggio Alloro; Benedetta di Fattoria San Donato; Ori de Il Palagione; Mareterra di Lucii Libanio; Ventanni di Palagetto; Vigna Santa Margherita di Panizzi; La Ginestra di Signano; Cusona 1933 di Guicciardini Strozzi; . Spettacolari per tenuta nel tempo il Carato 2011 di Montenidoli; Signorina Vittoria 2011 di Podere Tollena; Isabella 2007 di San Quirico; La Riserva 2012 di La Lastra e la Riserva 2011 de La Mormoraia. Ottimi i vinsanto 2011 di Fattoria San Donato e della Fattoria Il Lebbio e il Vinsanto 2007 di Signano.

San Gimignano incontra La Clape; la Vernaccia e il Bourboulenc
Per la prima volta dal 2006, anno di inizio del ciclo di degustazioni “Il vino bianco e i suoi territori” che si svolge in contemporanea all’Anteprima della Vernaccia di San Gimignano, la degustazione in Sala Dante è stata affidata dal Consorzio della Denominazione San Gimignano ad una donna, Rosemary George, scrittrice e critica del vino inglese, una delle prime donne a diventare Master of Wine nel 1979. Ha scritto da allora dodici volumi di cui due sulla Toscana del vino, Chianti and The Wines of Tuscany nel 1990 e Treading Grapes, Walking trough the vineyards of Tuscany nel 2004. Specializzata sul vino del Sud della Francia, che racconta nel suo blog www.tastelanguedoc.blogspot.com e su cui sta scrivendo il nuovo libro The wines of the Languedoc; è corrispondente per il magazine Decanter, Sommelier India e www.zesterdaily.com.
Perché La Clape e Vernaccia di San Gimignano? Così Rosemary George ha motivato la sua scelta: “Essendo un’amante dei vini della Languedoc, mi è sembrato naturale scegliere una denominazione di questa regione per la degustazione con la Vernaccia di San Gimignano e La Clape con la sua vicinanza al Mediterraneo, è una delle poche denominazioni della Languedoc che gode di una forte influenza marina. Inoltre il principale vitigno presente in questo vino è il Bourboulenc, che come il vitigno Vernaccia non è particolarmente aromatico. E benché nel territorio de La Clape si producano anche vini rossi, come per San Gimignano la sua maggiore reputazione è dovuta alla produzione dei vini bianchi. Infine, i vini di entrambe le aree sono cresciuti enormemente negli ultimi anni, un successo che li accomuna”. Sei erano i vini di produttori diversi ed annate differenti de La Clape che componevano la batteria estera a confronto con sei Vernaccia di San Gimignano di altrettanti diversi produttori ed annate diverse. La degustazione a confronto è stata interessante, per certi versi intrigante e di bel confronto.
In chiusura la presidente Letizia Cesani ha confermato: “Esattamente due mesi fa nel Teatro dei Leggieri abbiamo chiuso le celebrazioni, durate un intero anno, del cinquantesimo anniversario dal riconoscimento della DOC con il convegno “Vernaccia di San Gimignano, i prossimi cinquant’anni”. In quel momento abbiamo rinnovato il nostro pensiero sulla Vernaccia di San Gimignano del futuro e fatto il punto sulle iniziative svolte, non celebrazioni autoreferenziali ma piuttosto momenti di approfondimento che hanno avviato percorsi concreti di crescita per la denominazione ed il territorio intero. E proprio a San Gimignano abbiamo deciso di gettare le fondamenta dei prossimi cinquanta anni della Denominazione realizzando un progetto che partendo dal punto più alto della nostra città, La Rocca, di Montestaffoli, ex sede del Consorzio, diffonda la Vernaccia di San Gimignano nel mondo. Il Consorzio è, infatti, vincitore di un bando pubblico che lo fa assegnatario del Centro Comunale di divulgazione e diffusione della Vernaccia di San Gimignano per i prossimi sedici anni: un investimento importante che vede uniti tutti i produttori per realizzare un luogo dove si possa conoscere a tutto tondo la Vernaccia di San Gimignano, che è vino ma anche cultura, un luogo dove si concretizzi la sintesi di ciò che rappresenta, un vino di grande storia e tradizione, ma al passo con i tempi ed il mercato. La divulgazione, la didattica, lo studio, la possibilità di degustare al meglio i vini dei nostri produttori sono fattori fondamentali per la Vernaccia di San Gimignano, un vino bianco fuori dai soliti schemi che deve essere conosciuto per essere apprezzato per ciò che è, la più diretta espressione di un territorio e della sua storia secolare, un vino antico, autoctono, toscano. Nascerà così una sorta di Vernaccia Academy, un luogo di diffusione della cultura della Vernaccia, fatta non da analisi organolettiche ma di emozioni e di vere e proprie esperienze dei sensi grazie “all’utilizzo delle più moderne tecnologie multimediali.” I lavori di ristrutturazione della Rocca di Montestaffoli sono in corso e l’apertura è prevista ancor prima dell’inizio estate.

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